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Il governo si prefigge di definire entro sei mesi i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), passando attraverso una Cabina di regia e che, qualora questa non arrivi a determinare i LEP entro sei mesi, venga nominato un Commissario per portare a termine il percorso entro trenta giorni. Eppure, “prestazioni” diverse, cioè diversi livelli dei servizi pubblici, se realizzati nelle 23 materie previste dall’art. 116, c. 3, porterebbero comunque a diritti di cittadinanza diversi tra le Regioni: normative diverse, contratti di lavoro diversi, concorrenza al ribasso sui diritti tra i territori (per attrarre investimenti al minor costo del lavoro possibile).

La norma ribadisce  che la Cabina di regia dovrebbe partire da “una ricognizione della spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio”, per poi definire i LEP “nell’ambito degli stanziamenti di bilancio a legislazione vigente”. Pertanto, i diritti come i livelli delle prestazioni saranno veramente “essenziali”, cioè minimi. Infatti, se la “spesa storica” verrà confermata, fotografando definitivamente il divario tra le diverse aree del Paese, non si potranno avere pari diritti in tutto il paese perché i “limiti di stanziamento a legislazione vigente” a priori, smentiscono qualunque possibile ipotesi di maggiore investimento per questi LEP.

A seguito delle intese stipulate dal governo Gentiloni con le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto:

  • si vuole costruire un organico regionale del personale scolastico,
  • si vogliono bandire concorsi regionali,
  • si vuole regionalizzare da subito la Dirigenza scolastica,
  • si vogliono costruire contratti regionali,
  • si vogliono differenziare gli stipendi su base territoriale,
  • si vuole intervenire sulla mobilità, sottraendo la materia alla negoziazione sindacale.

Con l’istruzione regionale sarebbe negato l’esercizio del diritto allo studio in maniera uguale su tutto il territorio nazionale e si realizzerebbe un doppio regime fra quello nazionale e quello regionale.

Le scuole si differenzierebbero sempre più radicalmente, il divario Sud-Nord non potrebbe che aumentare, la diffusione uniforme di scuole dell’infanzia e tempo pieno sarebbe definitivamente negata, il valore legale del titolo di studio sarebbe compromesso e le regioni potrebbero decidere autonomamente su programmi, strumenti e risorse. 

Di fronte a tutto questo, ribadiamo convintamente che l’istruzione deve stare fuori dalle materie oggetto di decentramento regionale.

La raccolta delle 50 mila firme richieste per la presentazione alle Camere, è stata avviata, oltre che attraverso la tradizionale modalità cartacea, anche attraverso una piattaforma digitale con firma tramite SPID, visto che, recentemente, la legge prevede la possibilità di raccogliere le firme per la sottoscrizione dei referendum e delle iniziative di legge popolare sotto forma di firma elettronica qualificata con marca temporale.

È possibile leggere e sottoscrivere online la proposta di legge di iniziativa popolare a questo link:

FIRMA ONLINE CON SPID

 

Questa iniziativa di mobilitazione intende preservare la dimensione statale e nazionale del sistema di istruzione, la programmazione e il coordinamento dell’offerta formativa, l’omogeneità sull’evoluzione della normativa e sulla contrattazione per la regolazione dei rapporti di lavoro assicurando le pari opportunità sull’intero territorio nazionale.

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https://www.flcgil.it/attualita/autonomia-differenziata-scuola-ecco-perche-aumenterebbero-disuguaglianze-diritti-video.flc

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